Pino domestico

Pinus pinea L.

FAMIGLIA:
Pinaceae

 
 
 

ETIMOLOGIA

Il termine Pinus deriva dal sanscrito pitu “resinoso” e fa riferimento alla capacità di queste piante di produrre la resina, una sostanza protettiva prodotta dagli alberi in caso di ferite o attacchi di patogeni. L’epiteto pinea rimarca l’appartenenza al gruppo dei pini e la presenza di pinoli commestibili.


 
 

ORIGINE

Il pino domestico è una specie diffusa nel bacino del Mediterraneo, originario delle regioni mediterranee dell’Europa meridionale e delle coste dell’Asia minore. In Italia viene coltivato per il suo seme commestibile e per la formazione di pinete litoranee.


 

SPECIE

Albero alto fino a 25 m, il suo tronco è relativamente corto e la sua chioma espansa a globo. Le foglie, aghiformi, sono lunghe dai 10 ai 20 cm, coriacee e flessibili, riunite a gruppi di due. Gli sporofilli, termine con cui vengono indicati strutture paragonabili ai fiori, maturano tra aprile e maggio; quelli femminili sono rossi e crescono all’estremità dei nuovi germogli, quelli maschili sono di colore giallo-arancioni, più evidenti rispetto a quelli femminili e posizionati alla base del germoglio. Quando fecondati gli sporofilli femminili si trasformano in strobili (termine botanico con cui vengono indicate le pigne) ovali, molto pesanti e resinosi, lunghi tra gli 8 e i 15 cm. Gli strobili impiegano circa tre anni per maturare, più di ogni altro pino e al loro interno custodiscono numerosi pinoli commestibili dispersi dagli animali, tipicamente uccelli.


 

CURIOSITÀ

Nella regione mediterranea esistono diverse specie di pino comunemente chiamate “pini marittimi” e che vengono spesso confuse tra di loro. Non si tratta di un’unica specie ma bensì di tre: il pino d’Aleppo (Pinus halepensis), il pino domestico (Pinus pinea) e il pino marittimo propriamente detto (Pinus pinaster); tutte e tre le specie hanno aghi riuniti a gruppi di due i loro strobili e il loro portamento presentano delle differenze.


 
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Pinus pinaster

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Pistacia lentiscus